taranta

La Taranta - Gianfranco Mingozzi (1962) 

Questa è La terra di Puglia e del Salento spaccata dal sole e dalla solitudine dove l’uomo cammina sui lentischi e sulla creta; scricchiola e si corrode ogni pietra da secoli .

Avara è l’acqua a scendere anche dal cielo. Gli animali battono con gli zoccoli un tempo che ha invisibili mutamenti. I colori sono bianchi, neri, ruggine.

E’ terra di veleni, animali e vegetali, qui esce nella calura Il ragno della follia e dell’assenza, si insinua nel sangue di corpi delicati che conoscono soltanto il lavoro arido della terra, distruttore della minima pace del giorno.

L’estate, la stagione pesante dei greci, scivola come polvere, accecca l’acqua nei pozzi, la luce bianchissima stride negli occhi e la noia penetra nell’interno dell’uomo matura verso l’irrazionale i suoi sentimenti, deforma gli istinti.

 I tarantati dicono di sentire la noia all’inizio del male: male che viene curato con le cadenze di una musica fortememte ritmata e continua e con la danza della piccola taranta: la tarantella.

La tarantata si fa ragno…diventa il ragno che è in lei. Il suo pensiero si nutre in ritmo puro e nel movimento quasi meccanico sorgono figure di liberazione.

Passo su passo cerca il suo equilibrio spiritule accerchiando la vertigine su curve musicali sempe più vibranti fino alla scomparsa dei sensi.

(los detractores 

permanezcan al corriente)